Dal virtuale al reale
C’era una volta una generazione di ragazzi che tornava a casa da scuola e non vedeva l’ora di finire i compiti per uscire in strada con gli amici.
C’era una volta una generazione di ragazzi che una volta fuori di casa amava inventare giochi di fantasia, rigorosamente in gruppo, perdendo la percezione del tempo.
C’era una volta una generazione di genitori che sgridava i propri figli, rei di esser rincasati oltre l’orario stabilito.
Silenziosamente ma allo stesso modo inesorabilmente questo tempo se n’è andato lasciando spazio ad un’altra Era e di conseguenza ad un’altra generazione di ragazzi e di genitori: l’era di Internet.
La grande Rete non ha portato con sé soltanto migliorie a livello tecnologico, non ha unicamente permesso l’annullamento delle distanze spaziali; non esagero se dico che Internet ha stravolto in pochi anni l’andamento socio-relazionale dei nostri tempi.
In pochi anni ci siamo ritrovati ad avere computer super potenti in ogni abitazione, telefoni ultra leggeri che oltre alla chiamata svolgevano milioni di funzioni, applicativi che ci mettevano in diretta connessione video e in maniera istantanea con l’altro capo del mondo e chi più ne ha più ne metta.
L’approdo in questo nuovo mondo ci ha fatto sentire padroni del mondo, conquistatori del tempo e dello spazio, ma ha anche accelerato il ritiro sociale di alcuni di noi.
Davanti allo schermo di un computer o di uno smartphone si sono aperte miliardi di possibilità ma per molti forse si è chiusa quella più importante…il contatto sociale.
I numeri anche in Italia parlano chiaro: centinaia di ragazzi, in cerca di quell’approvazione sociale tanto cara all’adolescente, dedicano gran parte del loro tempo alle attività online, tralasciando le attività reali, dove ci si scruta, ci si annusa e ci si tocca.
Lentamente siamo scivolati in un paradosso comunicativo: nella ricerca esasperata di un contatto, il contatto lo abbiamo perso. Gli stessi figli che qualche tempo fa rincasavano tardi a casa adesso sono genitori che pregano perché i loro figli possano fare lo stesso.
Sono genitori che lamentano la grande presenza dei figli in casa, davanti a quei computer sempre più potenti e a quei telefoni sempre più leggeri.
E allora cosa fare? Come far fronte a questo fenomeno che conta sempre più esempi?
Partendo dal presupposto che i tempi non cambieranno e che, come la storia ci insegna indietro non si torna, qualcosa si può fare.
La risposta che noi proponiamo è questa: Educare i ragazzi alla cultura del reale senza l’obbligo di spegnere il telefono.
L’uso della tecnologia non va demonizzato ma neppure abbracciato in tutti i suoi lati e questa posizione di mezzo forse potrà fare la differenza favorendo un ritorno alla realtà, sicuramente più tecnologica, ma pur sempre reale.